1° classificato
Marco Galvagni
Via Mario Pagano
Quando il tramonto muore
e cala lenta la notte
si spengono i muri della città
e si riempiono lente le strade
che amo e conosco da tempi lontani.
S’animano i marciapiedi di volti conosciuti,
tante piccole maschere inconfondibili
nei loro movimenti, sembianze, cadenze
e prende vita la notte in un tourbillon
di musica, macchine e palloni
illuminato dalla luce fredda e tenue
di una fila di vecchi lampioni.
Nella via dove sono cresciuto
la gente vive d’illusioni
cantando storie di vecchie canzoni
ridendo delle proprie bugie
vivendo per l’oggi senza la certezza
di vedere la luce del domani.
Nella via che m’ha visto bambino
ogni notte ha il sapore di festa
ma sotto le maschere soffre la gente
come i vecchi clown che raccontano storie
tenendo una lama stretta nel cuore.
Così scorre la notte nella mia via
guardata da case ingiallite
da un’aria di cenere
dove tra sogno e realtà
passano i volti, le storie, gli anni
in quell’aria terribile e fantastica
che, come in una commedia subdola,
consuma le vite in giochi proibiti.
2° classificato
Giovanni Ghirga
La mia terra
Dopo tanto tempo son tornato
a gustar il sapor della terra mia
Ad occhi chiusi respirando
corre indietro il mio pensiero
agli anni verdi della vita mia
Erba selvaggia
pietre e sassi
questo l’antico parco
dei miei giochi
Nell’umile e nel semplice
correvo e divagavo
non certo memore
del prezzo del denaro
Pian piano, poi
i bisogni e le necessità
si fecero d’innanzi
e, mio malgrado
mi mostraron la povertà
della terra mia
Povera si, la mia terra
ma d’amor talmente ricca
ch’io, senza lei disperato
rimango qui
ad amarla tutta
3° classificato
Dino Valentino Moro
Mani tremanti dipingono,
giraffe gialle lunghi colli,
su tele nere di seta cinese.
Sott’arcate di pietra,
tra mucchi di sassi,
le fanno pascere.
Tutto è immobilità.
Pensiero stagnante.
Il nuovo s’affaccia inatteso.
Un fanciullo raccoglie,
con pennello di setole d’agave,
come ciottoli
colore
e lo scaglia sulla tela
spaventando giraffe,
che si disperdono.
Correndo all’impazzata
diventano un tutt’uno,
un’unica macchia
che ruota
e crea,
un sole giallo,
sulla seta nera.
4° classificato
Maurizio Balbiano
Autunno
Guarda quante
nuvole bianche
c‘è anche quella che piace a te
pensa alla nuvola che ti guarda
pensa alla vita
che è così
pensa alla vita
che passerà.
Quanti ragazzi giocano
sui prati
ore veloci quanto una vita
sussurrano cose che ormai
non vogliamo sentire più.
Il sole dall’alto abbronza quel viso
di chi pensa sempre
e non parla più
di chi si estranea dal gioco
di chi non vuol vivere più.
Guarda quei visi
ora sono muti
vogliono dare solo un consiglio
a chi non vuole saperne più.
Ma ora le nuvole
scoprono la vita
scoprono la voglia di quel ragazzo
che vuol amare
e vuol cambiare
qualcosa… anche di più.
5° classificata
Maria Antonietta Sozio
Brandelli di sogni
Il buio va inghiottendo
i rumori di una giornata
stancamente sospesa
tra noia e attesa.
Come pagine di un libro
sovrappongo ricordi a ricordi
sprazzi di luce
palpiti di vita
pallida, confortante illusione
di sentirmi ancora viva.
È un rapido battito d’ali
l’attimo che fugge
e come un manto
pesantemente
già mi avvolgi
cupa immobilità senza tempo
e disperdi
nelle insondabili profondità della notte
anche gli ultimi brandelli di sogni.
6° classificato
Gianmario Lazzaroni
Attimi di liquefazione volontaria
Tempo,
passi e vai,
e i riflessi rallentano,
gli occhi perpetuano il loro moto,
la normalità batte incessante,
mi fermo allo stop e l’ennesimo colore
di un pittore impazzito svanisce.
Lo sguardo di un bambino
tormenta le mie notti,
gioca con le onde,
corre nei prati,
piange nel buio,
guarda il sole negli occhi
fino a rimanere cieco,
come sono io ora.
Il risveglio è crudele,
lacrime su carta nuda,
ricordi perplessi che scavano
solchi profondi nel mio viso.
La mia anima contaminata corre
verso la nuova alba,
l’impulso è gettarsi,
bruciare e scomparire nella sua luce,
ma un tamburo umano ritma ancora un battito di vita.
7° classificato
Angelo Feggi
I Grandi Pensieri volano
I Grandi Pensieri volano,
sciamano via dolcemente,
rincorrono, pallidi,
i luoghi della memoria.
Poi si spengono,
addensandosi l’un l’altro,
come illusioni a primavera;
si rincorrono,
le ferite di una vita.
In una stanza oscura,
in qualche luogo dimenticato,
qualcuno piange
le sue rabbia trattenuta.
È ora di andare.
Fruscio del vento,
stormir di fronde,
arde la passione,
la cenere si sveglia.
Presto le primule
sbocceranno
ad annunciar primavera.
Ma sarà troppo tardi,
Lei non è qui con me.
8° classificata
Roberta Degl’Innocenti
Mi richiama l’Aurora
Mi richiama l’aurora
il brivido scandito di gocce
tormentate dalla terra.
Non sono io il disegno
della pioggia, violentata
di favole smarrite.
È l’ora della nostalgia
che trema, del dono
che depone la ragione
in lividi ancorati sulla pelle.
Scivola il pianto
d’un inverno arreso,
logoro di malinconia negata.
D’aria e di luce
mi veglia la memoria
e mi consegna, intatta,
alla mia storia.
9° classificato
Massimo Angelelli
L’uomo e la nebbia
Silenzio…
Fecondo
illumini
speranze,
e nei cuori
mortali,
d’immortale
magia,
plasmi
la vita
paradiso
d’inferno.
L’uomo
vomita
nebbia.
Il sole
notturno
miracolo,
la disperde
e poi tramonta.
10° classificato
Claudio Vitali
Effe
Monocorde stato d’animo felice
pulsioni d’amore in climax
il corpo freme,
sussulti di gioia
destabilizzanti,
simbiosi idilliaca
risveglio mattutino.
Il calore umano non è forse
la risposta a tutti i perché,
non c‘è bisogno di parole,
l’incontro di due sguardi
è la vita che si erge
al suo più alto significato.
La semplicità di tutto ciò
è disarmante
ogni colore non ha ragione
di lasciare l’arcobaleno.